Le cave di marmo sono luoghi ricci di fascino, eredi di una tradizione secolare. Nel corso del tempo la tecnica usata per tagliare gli imponenti blocchi di roccia è molto cambiata: ecco un rapido panorama della storia di quest’arte dall’antichità a oggi, ricca di progressi e di evoluzioni. Ci baseremo in particolare sul marmo di Carrara, che puoi ammirare nel nostro laboratorio di lavorazione marmo a Livorno.

Dai Romani al Settecento

Il marmo di Carrara era noto già ai Romani, che ne fecero ampiamente uso chiamandolo con il nome di “marmor Lunense” a causa della vicinanza della colonia di Luni. Per secoli i blocchi furono tagliati partendo dalle fessure naturali della roccia, in cui si spingevano dei pioli che, una volta bagnati, aumentavano di volume forzando il marmo.

Solo nel Settecento la tecnologia iniziò a venire in aiuto dell’uomo grazie all’utilizzo di acidi con cui si scavavano dei fori da riempire di polvere esplosiva. Si trattava di un sistema rischioso e che spesso rovinava una parte del materiale, ma che al tempo stesso era molto più veloce del metodo antico.

Dalla fine dell’Ottocento a oggi

Il momento di svolta può essere datato al 1889, anno in cui all’Esposizione di Parigi comparve un meccanismo per tagliare il marmo basato su un motore elettrico: il motore metteva in moto un filo su cui passava un mix di acqua e sabbia che intaccava il marmo.

Oggi la tecnologia è andata molto avanti e dagli anni Settanta il sistema più usato è quello del filo diamantato. Dopo aver creato dei fori con delle macchine apposite, vi si inserisce un cavo d’acciaio dotato di anellini diamantati che sostituiscono l’azione della sabbia. L’acqua, infine, consente di eliminare la polvere che si crea durante il taglio.

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